A poco più di un chilometro da Castiglione di Sicilia sulla strada
provinciale che va a Randazzo si incontra l’indicatore per la "Cuba
bizantina". Per le
strade interpoderali in terra battuta si
raggiunge il rudere antico. Situato non lontano dal fiume Alcantara, occupa una
posizione dominante. Conosciuto con i nomi di Chiesa bizantina in contrada Santa
Domenica, Chiesa bizantina Santa Domenica o la Cuba di Castiglione.
Nella valle d’Alcantara si trovano altri ruderi di edifici cultuali
risalenti all’epoca bizantina. Non lontano, nelle contrade di Randazzo si
possono vedere ancora gli avanzi di tre chiese dell’epoca bizantina.
Dall’altra parte del fiume, a un chilometro da Malvagna, in provincia Messina,
si trova un’altra cuba, di dimensioni ridotti, struttura architettonica
più semplice, ma in un buon stato di conservazione.
L’intera Valle dell’Alcantara fornisce molti indizi della presenza
bizantina e pare che sia stato intensamente popolata anche nell’antichità
greca come via di penetrazione dei greci di Naxos nell’entroterra isolana.
Sono state avanzate molti ipotesi sulla datazione della chiesa, dal V
secolo alla conquista normanna. La più probabile datazione, basata
sull’analisi formale del fabbricato, fa risalire la sua edificazione dalla
seconda metà del VIII secolo alla prima metà del secolo successivo.
Pur avendo un aspetto imponente nello spazio circostante, il fabbricato ha
dimensioni limitate, rispetto al grado di articolazione degli elementi interni.
Esso unisce in se i principi formali della basilica latina e della pianta
centrale greco orientale, come si può vedere nella pianta. La parte dominante della chiesa è un quadrato interno
coperto di una volta a vela, è il ναος
(naos) della chiesa greca che nella sua forma originale è coperto
di una cupola. La volta a vela in questo caso funzionalmente e simbolicamente sta per
cupola con la sua rotondità - simbolo della realtà ultraterrena, celeste; dal
punto di vista tecnico è una semplificazione costruttiva della cupola,
conservando da quest’ultima il significato simbolico.
Ai lati del naos ci sono due strettissime navatelle coperte con tre volte
a crociera. La divisione dello spazio interno in navate suggerisce la basilica
latina con il movimento verso l’abside. La parte centrale coperta con la volta a
vela rafforza pero l’idea greca dello spazio unitario raccolto al centro, come
simbolo dell’equilibrio universale dove
il movimento liturgico è ascensionale, dalla realtà terrena simboleggiata dal
naos al mondo celeste divino suggerito dalla rotondità della copertura.
La chiesa e rivolta rigorosamente ad Est, orientamento che le chiese
ortodosse osservano fino ai giorni nostri, mentre nella cristianità occidentale
questa regola è stata rispettata immancabilmente nelle chiese romaniche e
parzialmente in quelle gotiche. L’orientamento ad Est è segnato dall’abside
contraffortata. Il santuario, tra l’abside, il naos e le navatelle, occupa
l’intera larghezza della chiesa ed è diviso in tre parti: la parte centrale
coperta con una volta a crociera e le parti laterali
- con volte a botte trasversali.
Il santuario era sopraelevato ed era diviso dal naos con una balaustra,
elemento funzionale e simbolico in una chiesa ortodossa che nei tempi successivi
si è sviluppato in una parete divisoria con porte centrale e laterali, decorata con icone disposte secondo certe
regole e per questo denominata iconostasi. Nelle pareti laterali del santuario
sono ricavate due absidiole destinate al prothesis e diaconicon, elementi
obbligatori in una chiesa orientale. Nelle chiese grandi questi elementi
occupano intere abside, nelle piccole, come nel nostro caso, sono semplici
nicchie nell’area presbiterale.
Per completare la struttura della pianta, osserviamo che la chiesa doveva
avere un nartece. A questo fatto indicano le ammorsature murarie sul prospetto
e le fondamenta
rinvenute durante gli scavi. L’aspetto esteriore della chiesa suggerisce la
necessità di un corpo antistante, sia come completamento armonico dell’insieme
architettonico, che come esigenza funzionale del pronao, nartece.
Tutti gli elementi descritti hanno altezze diverse, cosi la struttura
interna e leggibile dall’esterno. Predomina in altezza il naos con la volta a
vela che dall’esterno sembra una cupola sovrastante una forma cubica, le
navatelle laterali sono molto più basse e sottolineano in questo modo la monumentalità
ascensionale della chiesa, coronata dalla “cupola”. Il
presbiterio e l’abside, osservate lateralmente sono scandite in due gradini.
L’insieme
del fabbricato denota una chiara idea costruttiva, rispondendo
in uguale misura alle esigenze tecniche di stabilità del edificio e alla sua
funzionalità liturgica degli singoli elementi.. Nello stesso tempo la
realizzazione concreta mostra una mancata perfezione dell’esecuzione, approssimazione
delle dimensioni ed un’ampia varietà
di forme.
La muratura è composta da pietre basaltiche irregolari
e blocchi di pietra arenaria. L'inserimento di
piccoli elementi di cotto, tipo murario utilizzato dai bizantini, indicherebbe ad un
epoca più antica della costruzione del fabbricato.
Una particolarità
costruttiva della volta a vela è la sua realizzazione a ventagli di archetti di
conci di pomice incuneati. Negli angoli formatisi fra i timpani semicircolari
delle quattro pareti del naos che sostengono la volta sono posti quattro
ventagli di archetti del primo livello. Con una rotazione di 45 gradi la seconda
fila di ventagli, ciascuno incuneato tra due ventagli della prima. Cosi
continuando, seguendo la curvatura della volta si ottiene una struttura molto
stabile. La volta risulta leggermente rialzata, ciò che ha facilitato la
costruzione della volta senza una centinatura e nello stesso tempo favorisce lo
scarico del peso sulle pareti portanti.
L’abside semi circolare, rafforzata al esterno da due contrafforti è
caratteristica dell’architettura bizantina dell’epoca. Nei secoli seguenti l’abside contraffortata si trasforma in un’abside semicircolare
all’interno e poligonale all’esterno.
Un’altra caratteristica della chiesa sono le aperture che hanno una
forma particolare, cosi detta a testa di
chiodo.
Fanno eccezione la trifora del prospetto e la bifora dell’abside.
Questa è una forma dell’architettura tardo antica.
L’armonia dell’insieme è data dai rigidi rapporti geometrici. Sia la
pianta che gli alzati hanno come unità di misura un modulo quadrato di 6 piedi
bizantini (da 1,88 a 1,92 metri,
per causa di inesattezze costruttive).
La struttura architettonica di una chiesa bizantina è in rapporto diretto
con la liturgia che si svolge dentro e di conseguenza il programma iconografico
rappresenta il completamento di un’unità composta dai volumi, rito ed
immagini. E’ difficile conoscere le particolarità della liturgia greca di
quel tempo e la destinazione precisa dei singoli elementi spaziali, anche perché
in quei tempi si stavano definendo i canoni della liturgia del rito greco ed il
programma iconografico doveva essere affrontata subito dopo la conclusione delle
guerre iconoclastiche con tutto il significato teologico che ne è derivato
dalla vittoria dell’Ortodossia. E’ secondario sapere se le
navatelle erano destinate alla presenza dei fedeli alla liturgia o erano spazi
chiusi per esigenze della chiesa. Ci immaginiamo facilmente che il naos ed il
pronaos e forse anche davanti alla chiesa era pieno di gente nei giorni delle
grandi feste. E’ non sarebbe difficile, una volta completato il restauro
conservativo ed assicurato la
stabilità strutturale dell’edificio, di celebrare una messa ortodossa cosi
come mille anni fa.
Non si sa quando fu abbandonata. Probabilmente alla scomparsa della comunità greca e forse in seguito al decadimento degli insediamenti umani nella zona. Possiamo solo affermare che era coperta di affreschi. Il fatto che non la si trova nei documenti di epoca normanna non significa che la chiesa non era attiva. Sappiamo con certezza che molte chiese funzionanti non compaiono nei documenti dell’epoca. Un esempio chiaro è la Nunziatella, una chiesa che non ha mai interrotto la sua attività, eppure non la troviamo nei documenti.